2014·12·06 - BabylonPost • Tulli·F • Se la scienza sfugge al controllo del pensiero dominante

Se la scienza sfugge al controllo del pensiero dominante

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Quando e come è nata l’Europa? La suggestiva tesi di Pietro Greco nella sua nuova opera dal titolo ‹La Scienza e l’Europa. Dalle origini al XIII secolo› - L’Asino d’oro, 2014
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di Federico Tulli
BabylonPost — 6/12/2014 (sabato 6 dicembre 2014)


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Una pietra miliare della storia della scienza europea, ma anche dell’Europa in senso geopolitico, è senza dubbio la scoperta del Bosone di Higgs avvenuta al Cern di Ginevra nel 2012. Basandosi su un terreno molto solido che è quello della fisica delle particelle europea, i governi Ue che finanziano il Cern, la diplomazia, e poi i tecnici, gli scienziati, gli ingegneri — qualche migliaio in rappresentanza di quasi tutte le nazionalità del mondo — sono riusciti a compiere un’impresa straordinaria. Un’impresa, per dire, fallita in precedenza da una superpotenza politica, economica e scientifica come gli Stati Uniti. In un’intervista sul settimanale “Left” il fisico Luciano Maiani, storico direttore del Cern, mi disse: «Senza questo lavoro d’equipe la fisica europea sarebbe sempre rimasta satellite degli americani. L’idea lanciata nell’immediato dopoguerra dal fisico Edoardo Amaldi e da altri, cioè che l’Europa dovesse unire le forze scientifiche per poter competere anche sociopoliticamente con le grandi potenze, si è rivelata vincente. E in questi tempi nei quali si guarda all’Unione come l’origine di tutti i mali sociali, l’esito della caccia al bosone di Higgs assume una valenza particolare».

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Queste parole mi sono venute in mente leggendo la nuova opera di Pietro Greco ‹La Scienza e l’Europa. Dalle origini al XIII secolo› (L’Asino d’oro ed., http://www.lasinodoroedizioni.it/novita/libro/140/la-scienza-e-l-europa, 2014). Ho trovato una profonda sintonia tra le affermazioni di Maiani e il filo conduttore che attraversa tutto il libro: il legame profondo, fino dalle origini nella Grecia classica, tra la scienza e l’Europa, che vede una conseguenza quasi diretta tra lo sviluppo o la decadenza dell’una e quello dell’altra e viceversa. Un volume — il primo di una trilogia — che è al tempo stesso un libro di storia e un’opera di divulgazione scientifica. Una lettura della storia attraverso la lente precisa delle conquiste realizzate dall’ingegno umano. Come a comporre un gigantesco puzzle l’autore ripercorre un viaggio di oltre 1500 anni. Partendo dalla civiltà ellenistica dove la scienza nasce “per la prima volta”, per poi confluire in Cina e in India e quindi essere ripresa e sviluppata nell’attuale Medio Oriente dall’Islam.

•[A·3]•
Il pensiero scientifico e culturale occidentale è in debito, ben più di quanto comunemente si pensi, con ciò che realizzarono oltre mille anni fa gli scienziati e i pensatori del mondo arabo. Nella storia della scienza si è soliti mostrare una linea temporale che, nel periodo compreso tra la grande civiltà classica greco-latina e il Rinascimento europeo, elusivamente descritto come Età Oscura, non mostra alcun progresso significativo in campo scientifico. Si omette così, troppo spesso, di dire che per 700 anni la lingua internazionale della scienza fu l’arabo. Un evento fondamentale avviene durante il IX secolo quando il califfo abbaside di Bagdad, Abu Jafar Abdullah al-Mamun, crea uno dei centri di studio più imponenti che la storia umana abbia mai conosciuto, noto col nome di Bayt al-Hikma, La casa della saggezza. Qui numerosi intellettuali lavorarono alla traduzione e al commento di opere greche e indiane di matematica, medicina e astronomia, ponendo le basi per lo sviluppo della scienza moderna. Uno dei tanti meriti di Greco è quello di aver restituito alla scienza e alla cultura arabo-islamica il suo ruolo cardine, sulla cui scia si è imperniata la ricerca empirica promossa da Federico II nel XIII sec. È un fatto documentato che dal XII al XVII secolo e oltre, scienziati e artisti occidentali studiarono a fondo i testi di medicina, di ottica, di matematica provenienti dal mondo arabo. Dove ad esempio per la prima volta fu sistematizzato un sistema di numeri che permetteva di contare da zero a infinito. Un punto di snodo fondamentale per la trasmissione dei manoscritti della scienza araba è stata appunto nel Duecento la corte di Federico II in Sicilia. Altro che radici cristiane dell’Europa.

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È in questo periodo che Greco individua l’inizio della storia del cosiddetto Vecchio continente. «L’Europa infatti — spiega l’autore — non è sempre esistita. Intesa come conseguenza di processi unitari che trasformano un vasto territorio in un’area socialmente e culturalmente omogenea, essa nasce nel XIII sec., ed è tra il 1202 e il 1321 che la giovane Europa incontra la scienza dando inizio a un percorso di innovazione e di creatività che determinerà uno sviluppo unico, originale, formidabile e per molti versi esclusivo per quasi 700 anni».

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Fino al XIII sec. la scienza si era fermata alle porte dell’Europa odierna senza mai attraversarle. Il sole che splendeva sulla scienza ellenistica era tramontato definitivamente dopo l’efferato omicidio di Ipazia ad opera dei seguaci del vescovo cattolico Cirillo (415). Momento decisivo è secondo Greco la pubblicazione del ‹Liber abaci› del matematico pisano Leonardo Fibonacci nel 1202. Nessuno prima di lui nelle terre europee aveva prodotto nuovo sapere scientifico. Il suo ‹Liber abaci› non porta nel piccolo continente solo i numeri arabi e la numerazione posizionale indiana — vale a dire il moderno sistema di calcolo —, ma propone nuova conoscenza matematica.

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Si può dire dunque che la scienza sia stata inventata due volte [???]: intorno al bacino del Mediterraneo nel periodo ellenistico e, poi, in Europa in epoca rinascimentale. Questo dimostra che la cultura scientifica non è una cultura — ma si potrebbe anche dire, un diritto — acquisita per sempre. Essa si preserva e si sviluppa a determinate condizioni: quelle che consentono lo sviluppo del pensiero analitico, deduttivo, intuitivo e oggettivo grazie a un ambiente caratterizzato da democrazia e tolleranza.

Viceversa quando il rapporto con la conoscenza in generale e la scienza in particolare si fa critico questo coincide con i periodi bui della nostra storia. E possiamo dire, con Pietro Greco, che è da ricercare in questa crisi una delle cause profonde del “male oscuro” dell’Europa di oggi. Forse non è un caso che questa depressione colpisca in special modo l’Italia dove il pessimo rapporto delle nostre istituzioni con la cultura scientifica ha partorito negli ultimi anni orrori come il finanziamento pubblico di Stamina tramite un decreto governativo e come il divieto di partecipare a un bando pubblico finanziato dallo Stato imposto alla ricerca sulle staminali embrionali di Elena Cattaneo e altri scienziati italiani di caratura mondiale, solo per dirne un paio.

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•[A·8]•
«Le novità possono mettere a repentaglio le Repubbliche e gli Stati, e allora chi ha il potere, che è ignorante, diventa giudice e piega gli intelligenti» scrisse Galileo Galilei in una breve nota sulla copia del suo ‹Dialogo› che portava sempre con sé. Quattro secoli dopo nel marzo del 2013 un rogo ha distrutto la Città della scienza. Un atto vandalico che non è stato soltanto un colpo al cuore (e alla mente) della città di Napoli e che aveva dei precisi mandanti morali in coloro che dai posti di comando hanno creato le condizioni per annichilire la cultura scientifica e il rispetto per la ricerca. Un articolo pubblicato sul “Foglio” a firma di Camillo Langone titolava così: “Altro che Museo della Scienza. Dovevano bruciarlo prima” [sic!]. Per farsi un’idea del tenore del pezzo ecco un breve passaggio: «Ho scoperto che nei capannoni dell’ex Italsider si propagandava l’evoluzionismo, una superstizione ottocentesca ancora presente negli ambienti parascientifici. Il darwinismo è una forma di nichilismo e secondo il filosofo Fabrice Hadjadj dire a un ragazzo che discende dai primati significa approfittare della sua natura fiduciosa per gettarlo nella disperazione e indurlo a comportarsi da scimmia». Leggendo un’impietosa tabella pubblicata dall’Ansa che evidenziava su due colonne la percentuale di spesa pubblica destinata in Italia nel 2011 rispettivamente alla cultura e all’istruzione, messa a confronto con quella degli altri Paesi Ue, la mano dell’ignoto piromane e quella di chi lo applaudiva appariva come quella di un boia che era stato incaricato di dare il colpo di grazia a un condannato agonizzante. Con l’1,1 per cento di denaro pubblico destinato a valorizzare il patrimonio culturale, il nostro Pese figura all’ultimo posto dei 27. Con l’8,5 impiegato per l’istruzione va solo leggermente meglio: 26esimo davanti alla Grecia.

•[A·9]•
Il condannato agonizzante era ed è il futuro di noi cittadini. Il libro di Pietro Greco e la tesi che lo sostiene apporta “laicamente” un contributo di conoscenza storica e scientifica che può deviare il corso di questo triste destino riagganciandolo ad esperienze e risultati come quello realizzato al Cern di Ginevra.


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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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NOTA — Purtroppo da qualche tempo l’articolo originale non è più disponibile sul sito “Babylon Post” nella versione originale, in cui il testo era corredato da diverse immagini; anche quella di apertura era diversa da quella qui riportata.

•[A·1]• Nel testo originale: «In un’intervista sul settimanale Left il fisico […]» “Left” non è evidenziato né in corsivo né mediante virgolette (modificato).

•[A·2]• Nel testo originale: «[…] la nuova opera di Pietro Greco “La Scienza e l’Europa. Dalle origini al XIII secolo” […]» il titolo dell’opera recensita è evidenziato mediante virgolette anziché in corsivo (modificato).
•[ivi]• Nel testo originale: «Partendo dalla civiltà ellenica [sic!] dove la scienza nasce […]» “ellenica” oppure “ellenistica”? Il 2° ci sembra quello più adeguato e storicamente corretto; potrebbe anche essere un semplice refuso (corretto).

•[A·3]• Nel testo originale: «[…] ricerca empirica promossa da Federico II nel XIII sec.. [sic!]» il doppio punto somma quello dell’abbreviazione (sec.) e quello della fine di periodo (ridotto a punto singolo).
•[ivi]• Nel testo originale: «[…] testi di medicina, di ottica [sic!] di matematica […]» per un refuso manca la virgola tra “di ottica” e “di matematica” (ripristinata).
•[ivi]• «[…] per la prima volta fu sistematizzato un sistema di numeri che permetteva di contare da zero a infinito»: a parte la ripetizione di “sistematizzato” e “sistema”, in realtà già nell’‹Arenario› di Pitagora veniva proposto ed elaborato un sistema di numerazione che permettesse di esprimere numeri grandissimi (tali da poter valutare il numero di granelli di sabbia in una spiaggia). Il concetto di “infinito” quale lo intendiamo oggi (dopo Cantor) è assai dubbio che potesse esser compreso dagli arabi del Medioevo.

•[A·4]• Nel testo originale: «[…] trasformano una [sic!] vasto territorio in un’area […]» la discordanza è conseguenza di un evidente refuso; dovrebbe essere “un vasto “ (corretto).

•[A·5]• «[…] omicidio di Ipazia ad opera dei seguaci del vescovo cattolico Cirillo […]»: non è ben chiaro in quale misura Cirillo possa dirsi “cattolico”, in quanto quest’ultimo termine non aveva all’epoca lo stesso significato “confessionale” che ha al giorno d’oggi — avendolo assunto dal Concilio di Trento, in reazione alla Riforma luterana e calvinista — Cirillo fu vescovo (e 15° papa) della Chiesa copta (Patriarcato di Alessandria d’Egitto), ma viene venerato come santo dalla Chiesa cattolica e da quelle ortodosse. Vedi wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Cirillo_di_Alessandria).
•[ivi]• Nel testo originale: «[…] la pubblicazione del Liber abaci [sic!] del matematico pisano Leonardo Fibonacci […]» il titolo dell’opera — che tra l’altro pare fosse originariamente ‹Liber abbaci› (con la doppia ‘b’) — non è evidenziato né tra virgolette né in corsivo (adottata qui la 2ª soluzione). Lo stesso avviene poco oltre nello stesso cpv.
•[ivi]• «[…] propone nuova conoscenza matematica»: l’espressione sembra tipica di Pietro Greco.

•[A·6]• «Si può dire dunque che la scienza sia stata inventata due volte […]»: ma è proprio vero? Sembra più che altro un’affermazione “a effetto”, attribuibile probabilmente all’autore del libro (Greco), ma in realtà la “reinvenzione” europea non è esente dalla “riscoperta” — seppure almeno all’inizio tramite le rielaborazioni arabe — delle antiche opere ellenistiche.
•[ivi]• «[…] grazie a un ambiente caratterizzato da democrazia e tolleranza»: veramente per quanto riguarda il periodo ellenistico si potrebbe forse parlare di “tolleranza”, ma non certo di “democrazia”; a che cosa si riferisce quindi l’autore (Greco/Tulli)?

•[A·8]• Nel testo originale: «[…] sulla copia del suo Dialogo [sic!] che portava sempre con sé […]» il titolo dell’opera non è evidenziato né in corsivo né tra virgolette (corretto in corsivo).
•[ivi]• Nel testo originale: «Un articolo pubblicato sul Foglio [sic!] […]» il titolo del noto quotidiano reazionario “Il Foglio Quotidiano” (conosciuto come “Il Foglio”), fondato nel 1996 da Giuliano Ferrara, non è evidenziato né in corsivo né tra virgolette (corretto con queste ultime).
•[ivi]• Nel testo originale: «“Altro che Museo della Scienza. Dovevano bruciarlo prima” [sic!] […]» il titolo dell’articolo è evidenziato tra virgolette anziché in corsivo, ma forse è intenzionale per sottolineare la provocatoria violenza dell’affermazione (marcato con [sic!]).
•[ivi]• «[…] Camillo Langone […]: “Altro che Museo della Scienza. Dovevano bruciarlo prima”»: l’articolo in questione (che tra l’altro menziona esplicitamente Pietro Greco) è ancora accessibile al seguente indirizzo: http://www.ilfoglio.it/articoli/2013/03/07/news/dovevano-bruciarla-prima-54581/.

•[A·9]• Nel testo originale: «Il libro di Pietro Greco e la tesi che lo sostiene [sic!] apporta [sic!] […]» è la tesi che sostiene il libro oppure viceversa? Poi se i soggetti sono 2 (il libro e la tesi) per correttezza grammaticale il verbo andrebbe al plurale (“apportano”). Ma potrebbe anche trattarsi di espedienti dell’autore per enfatizzare la chiusa e rafforzare l’attenzione del lettore (non modificato).

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http://babylonpost.globalist.it/science/articolo/66264/se-la-scienza-sfugge-al-controllo-del-pensiero-dominante.html
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