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“Stragi delle armi”, i cento interrogativi degli Usa

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di Carlo Patrignani
affaritaliani.it — 03/10/2015 (sabato 3 ottobre 2015)

Alcuni giorni dopo l’eccezionale visita di Papa Francesco il primo Papa gesuita nella millenaria storia della Chiesa, il gigante Usa assiste impotente all’ennesima strage in un college, l’Umpqua Community di Roseburg: è la 284esima sparatoria dall’inizio dell’anno che con le sue 10 fa salire il numero delle vittime a 380 più un migliaio di feriti. Barak Obama che nel corso della sua presidenza ne ha viste ben 15, parla ormai esplicitamente di una ‹routine› né si trincera dietro il consueto: stragi del genere succedono anche in altri paesi, perché è incontestabile che gli Usa sono l’unico Paese moderno al mondo che registra questo tipo di sparatorie quasi ogni mese.

• Cos’è allora che genera questo inquietante, angosciante fenomeno sociale ormai tipicamente americano?
“Difficile dare una risposta. E complicato darsi una spiegazione di questo fenomeno sociale anomalo delle stragi senza un motivo: richiede uno studio enorme, molto approfondito e accurato. Detto ciò  qualche domanda se la dovrebbero fare: e se fosse la testa che non va? Ho sentito tempo fa un sociologo americano dire che se eventi del genere si ripetono forse è il popolo che non va. Perché non si chiedono mai: e se fosse la pazzia, quella lucidissima per cui il rapporto con la realtà materiale è integro, perfetto, ma il rapporto interumano è zero?”.

Massimo Fagioli, l’autore della teoria della nascita e psichiatra dell’Analisi Collettiva, che tra un paio di settimane festeggia alla Sapienza i suoi brillantissimi, ben portati 40 anni di “cura, formazione e ricerca” sulla realtà umana iniziata a novembre del 1975 e oggi pienamente riuscita, è prudente, soppesa le parole una ad una, ma non si sottrae dal dire la sua: e subito, categoricamente, rifiuta l’idea che alla base di queste stragi ripetute ci sia la cosiddetta licenza delle armi: “e se fosse, invece, la cultura americana che non va?”.

Purtroppo, prosegue l’illustre psichiatra romano, “dagli studi umani viene tuttora tenuta fuori la ricerca sulla malattia mentale: non si vuole proprio sentir parlare di malattia mentale né di malati di mente”, e bocciata la psichiatria americana tutta organicista, formula ancora una domanda: “negli Usa accade anche che la polizia spari, fucili per strada singole persone: non sarà che la violenza sta anche nelle istituzioni?”.

Domande su domande: non sarà, insomma, che “il germe della violenza sta in una società che non funziona?”, e questo nonostante gli Usa siano la prima potenza del mondo e la culla della libertà e della democrazia.

“Sarebbe poi molto interessante — chiosa lo psichiatra — fare il confronto tra queste stragi e quella compiuta da Anders Breivik in Norvegia: che differenza c’e tra quest’ultima e le stragi ripetute negli Usa?”.

Di Breivik si disse da parte di eminenti psichiatri basagliani, come Peppe Dell’Acqua, che agì “da terrorista” e che uccise 77 persone per “una proposizione politica”, tesi queste radicalmente rigettate da Fagioli.

La motivazione addotta dallo stesso Breivik fu che voleva fermare “i danni del partito laburista” e “una decostruzione della cultura norvegese per via dell’immigrazione in massa dei musulmani”: ritenuto affetto inizialmente da schizofrenia paranoide, è stato poi dichiarato sano di mente e quindi, penalmente responsabile, condannato a 21 anni di carcere.

Ecco il punto nodale, centrale su cui Fagioli sin dagli anni ’60 batte e ribatte: di malattia mentale non si deve parlare, magari di terrorismo sì, di proposizioni politiche sì, ma non di malattia mentale ed in particolare di quella schizoidia che lo psichiatra dell’Analisi Collettiva denuncia da tempo e che sta nella normalità, per cui il rapporto con cose e oggetti è perfetto, la lucidità integra tanto da pianificare ogni cosa, ma il rapporto interumano è zero assoluto.

E il Moloch Usa, la prima potenza mondiale, all’indomani della visita eccezionale di Papa Francesco, rischia di esser messo in ginocchio dagli autori delle sparatorie continue come il 26enne Chris Harper Mercer che colpiva alla testa chi diceva di esser cristiano e alle gambe chi di altra religione.

“Sono cento gli interrogativi da porsi, non si può cavarsela con il ricorso alla licenza delle armi: che si vuol nascondere? che è la società che non funziona? che è la cultura quella dell’onnipotenza che non va?”, conclude Fagioli, non senza trascurare [sic!] una storia che ha alle spalle la distruzione di indiani e pellirosse, l’ostilità verso i negri, le contrapposizioni tra protestanti, schierati più con la destra, e cattolici che Obama vuol conquistare per il partito democratico, le guerre preventive per esportare la democrazia, fino ai nemici dichiarati: ieri il comunismo fallito, oggi la convivenza con etnie [sic!] diverse, come quella islamica o addirittura cinese. In sostanza, cosa significa l’eccezionale viaggio del Papa negli Usa, al di là dell’incontro tra capi di Stato?


[*] Nel testo sono stati corretti refusi ed errori di battitura probabilmente dovuti alla fretta; il testo originale è reperibile all’indirizzo seguente.
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http://www.affaritaliani.it/cronache/stragi-senza-motivo-fenomeno-solo-usa-dai-cento-interrogativi-386031.html
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