2015·10·18 - CorSalute • diDiodoro·D • Come (e perché) la mente cambia

Come (e perché) la mente cambia

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Adolescenza
La grande «potatura» nel cervello dei ragazzi

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Durante questa fase della vita nel cervello si verificano un «taglio» delle connessioni nervose e una riduzione dei meccanismi di controllo, che servono a sganciare i ragazzi dalle protezioni della famiglia e a spingerli ad affrontare situazioni rischiose per «mettersi alla prova» in vista dell’età adulta
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In generale si va affermando un’accentuata «predisposizione» dei giovanissimi a fare scelte e a compiere azioni che hanno valore, e comportano vantaggi, soprattutto sul breve periodo
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di Danilo di Diodoro
Corriere - Salute — 18/10/2015


Un essere umano adulto ha nel suo cervello circa 85 miliardi di neuroni, ma all’interno della scatola cranica, in realtà, queste cellule si formano e si disfano continuamente, così come anche le connessioni fra di esse, le cosiddette sinapsi.

Dunque il cervello non è affatto un organo immutevole, fissato una volta per tutte, come si credeva in passato, anzi, la ricerca più recente ha dimostrato che, soprattutto in certi periodi dell’esistenza, è tutto un fare e disfare. Specie durante l’adolescenza, quando avvengono cambiamenti epocali, come il misterioso ‹pruning›, la potatura di una gran quantità di sinapsi.

Sembrerebbe un controsenso, perché proprio nel momento in cui la persona esce dall’età infantile e deve affrontare problemi più complessi e avrebbe bisogno del massimo della sua potenza cerebrale, avviene la drastica riduzione delle connessioni nervose.

Ma in realtà è un fenomeno che serve a migliorare l’efficienza, a sfoltire quello che non serve. Così il cervello si prepara a una rivoluzione, cambia gli equilibri che avevano retto per anni e anni.

Il nuovo assetto adolescenziale modifica i rapporti tra i principali sistemi neurali e i loro differenti neurotrasmettitori, le sostanze che in quantità infinitesimali regolano gli scambi fra le sinapsi. «Si ha uno squilibrio nell’integrazione fra i principali sistemi neurali fortemente associati ai comportamenti a rischio» spiega André Luiz Monezi Andrade del Dipartimento di Psicobiologia dell’Università Federale di San Paolo, in Brasile, in uno dei capitoli del libro “Drug Abuse in Adolescence” (Springer, 2015).

Fra questi il ‹sistema dopaminergico›, un insieme di circuiti neuronali che utilizzano la dopamina come mediatore chimico, e che è coinvolto nella percezione del piacere e della gratificazione, nelle emozioni (attraverso l’amigdala) e nei processi decisionali (mediante la corteccia prefrontale).

«La maturazione della corteccia prefrontale e delle sue aree mediale e ventrale è ritardata negli adolescenti» specifica Monezi Andrade. «Questo fenomeno influenza il comportamento dei ragazzi, rendendoli più vulnerabili alle scelte che hanno maggior valore nel breve tempo».

Dunque c’è una causa neurobiologica che giustifica l’attrazione degli adolescenti verso la scoperta di emozioni e piaceri immediati.

È, non a caso, il momento in cui si è attratti dalle passioni, dal sesso, dall’alcol e dalle droghe, dalle nuove esperienze.

«La vulnerabilità degli adolescenti alle sostanze psicotrope è supportata non solo dai cambiamenti nella loro struttura cerebrale, ma anche dal mutamento di diversi sistemi di neurotrasmissione, tra i quali spiccano il sistema dopaminergico, quello serotoninergico, noradrenergico e glutammaergico».

Ad esempio, l’aumento di attività del sistema dopaminergico tende a inibire l’attività della corteccia prefrontale, così che si riducono le capacità critiche di valutazione dei rischi e si è più esposti a comportamenti impulsivi, allo sperimentare droghe.

«Disabilità e mortalità aumentano del 200 per cento in questo periodo» sottolinea Ronald Dahl, psichiatra infantile dell’University of Pittsburgh Medical Center, in un articolo pubblicato sulla rivista “Annals of the New York Academy of Sciences”.

«Questo raddoppio nei tassi di disabilità e decessi tra la fase della prima età scolare e la tarda adolescenza non è il risultato di malattie: le principali cause sono correlate proprio a difficoltà nel controllo del comportamento e delle emozioni».

Ma di questa rivoluzione cerebrale l’adolescente ha bisogno, per affrontare i compiti della crescita.

Dopo l’età infantile, caratterizzata dalla protezione familiare, è necessario questo scossone che proviene dall’interno, la chiamata verso il nuovo, il passionale e l’imprudente.

«Apprendiamo nell’adolescenza molti degli schemi di comportamento che adotteremo da adulti e il motivo di ciò può essere proprio il ‹pruning›» rinforza David Bainbridge, docente di anatomia clinica veterinaria all’Università di Cambridge e autore di diversi libri divulgativi su temi di neuroscienze, come per esempio “Adolescenti” (Einaudi, 2009).

«Le aree della corteccia cerebrale sottoposte alla potatura più drastica durante l’adolescenza sono quelle che più di tutte associamo al comportamento dei teenager. La corteccia parietale viene sfoltita senza pietà nel secondo decennio di vita, un periodo in cui iniziamo ad attribuire interpretazioni estremamente sottili e complesse alle nostre percezioni».


È anche l’età in cui si sviluppa il senso morale

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Psicologia
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di D. d. D.


Un documento dell’Organizzazione della Sanità dedicato all’adolescenza pubblicato nel 2014, intitolato «Health For The World’s Adolescents, A second chance in the second decade», indica questa fase della vita come il momento cruciale durante il quale si sviluppano le abilità più diverse: il ragionamento e la valutazione morale, la capacità di pensiero astratto e di giudizio razionale.

L’adolescente impara a immedesimarsi nella prospettiva degli altri e a tenerne conto nella relazione interpersonale. Per la prima volta si interessa di temi sociali nei quali alcuni si lanciano con il cuore in mano. Il senso di sé si consolida, si definisce l’identità sessuale, si diventa sensibili ai punti di vista dei pari, mentre cresce l’autonomia rispetto alle opinioni dei familiari. Si stanno rompendo gli schemi e le barriere di protezione, si va verso il mondo.


Gli anni in cui la memoria si espande e la musica diventa indimenticabile

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di D. d. D.


L’adolescenza e l’infanzia sono definite dai neuroscienziati periodi sensitivi, a indicare un momento dello sviluppo psicobiologico in cui il cervello è massimamente pronto a ricevere certi stimoli e a rispondere in modo ottimale.

Sono i momenti in cui l’apprendimento avviene più facilmente. Ed è per questo che l’adolescenza viene anche chiamata una ‹seconda finestra di opportunità›.

Dice in proposito Delia Fuhrmann dell’Institute of Cognitive Neuroscience dell’University College di Londra in un articolo pubblicato sulla rivista “Trends in Cognitive Sciences”: «Un organismo “si aspetta” di essere esposto a certi particolari stimoli durante questi periodi di sviluppo».

Un esempio di favorevole finestra adolescenziale è rappresentato dalla memoria. «All’età di 35 anni è più facile ricordare memorie autobiografiche comprese fra i 10 e i 30 anni rispetto a memorie precedenti o successive» si puntualizza nell’articolo. Ci si riferisce a questo fenomeno con in termine di ‹picco della reminiscenza›.

Probabilmente è esperienza comune rendersi conto del fatto che oltre agli eventi autobiografici, nella memoria di ognuno spicca il ricordo di libri letti o film visti durante quegli anni.

La musica poi occupa un posto di particolare rilievo su questo podio mnemonico, allacciata com’è alle prime esperienze passionali e all’aggrovigliarsi di sentimenti che caratterizza l’adolescenza.

I brani ascoltati in quegli anni non saranno mai più dimenticati. «Ma perfino gli eventi banali che accadono durante l’adolescenza e nella prima età adulta sembrano essere sovra-rappresentati nella memoria» sottolinea ancora Delia Fuhrmann, «facendo pensare che la capacità mnemonica sia accresciuta durante questo periodo della vita».

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[] http://spogli.blogspot.it/2015/10/la-stampa-18.html
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